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BMW Research Unit: tecnologia e sicurezza

sabato 19 giugno 2010, 14:43

Al San Raffaele di Milano, medicina e prevenzione stradale viaggiano insieme
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Che il marchio bavarese fosse uno di quelli che investisse in ricerca non c'erano dubbi. Ma forse solo in pochi sapevano della collaborazione tra BMW Italia e l'Istituto Scientifico Universitario San Raffaele di Milano.

QUASI UN DECENNIO DI RICERCA
Questa bella storia è iniziata un po' per caso quasi 10 anni fa, nel 2001, e da allora BMW ha cominciato a sostenere concretamente con 1,5 milioni di euro le ricerche sulle cellule staminali adulte del cervello, con l'obiettivo di ricreare in laboratorio parte di organi che per qualche motivo si sono danneggiati. Gli studi si focalizzano anche sulla cura e la riabilitazione di quei traumi che interessano il midollo spinale, che in Italia sono causati per circa il 40% da incidenti stradali. Questi sono i punti focali di cui si occupa la BMW Research Unit – HSR. L'impegno profuso dal brand di Monaco di Baviera è riconosciuto anche dal Dow Jones Sustainability Index, ente legato alla borsa americana, che vede BMW in testa da 5 anni tra i marchi automobilistici più globalmente sostenibili, secondo svariati parametri tra cui il trattamento dei dipendenti, l'impegno per ridurre l'impatto ambientale dei processi industriali e dei veicoli e l'attenzione alla prevenzione e alla ricerca.

LA RICERCA SULLA SICUREZZA STRADALE
La ricerca medica il cui scopo è in parte quello di curare le patologie provocate da incidenti stradali non è la sola nel quadro di ricerca complessivo di un marchio che produce auto e moto. Molti sforzi si sono riversati e si riversano a tutt'oggi sulla sicurezza stradale, attiva e passiva. Anche qui BMW si avvale della collaborazione di studiosi di diverse università, tra cui il Politecnico di Milano. Il modus operandi della ricerca guidata da BMW parte dalle cifre (allarmanti) fornite dall'Unione Europea riguardo gli incidenti sul suolo comunitario: ogni anno 1.300.000 incidenti stradali causano 40.000 morti e 1.700.000 feriti. Un danno che oltre a riversarsi sui soggetti coinvolti, si impatta sulla collettività, generando un costo, diretto e indiretto, stimato in 160 miliardi di euro, pari a oltre il 2% del PIL complessivo. Da qui si studiano i rimedi e gli atteggiamenti da adottare per ridurre progressivamente cifre degne di una guerra ma che fanno molto meno notizia.

MIGLIORARE LE TECNOLOGIE DI BORDO
Se l'impegno nella ricerca medica è iniziato un decennio fa, quello sulle innovazioni tecnologiche di sicurezza è di molto più datato. Bisogna risalire ai primi anni '50 per trovare le prime introduzioni dei freni a disco con le pastiglie, il serbatoio indeformabile e il piantone sterzo di sicurezza e a fine anni '70 per rintracciare i primi impieghi di servosterzo e ABS, quest'ultimo giunto alla sua quinta generazione. Scorrendo l'albo d'oro delle innovazioni tecnologiche di sicurezza, si arriva al 1997 quando viene introdotto il Dynamic Stability Control e al 2001 con le luci di stop a LED, molto più visibili e meno assetate di energia elettrica delle vecchie lampadine a incandescenza. Arrivando ai giorni nostri tra le ultime novità ci sono i dispositivi di aiuto alla guida e quelli che intervengono dopo un eventuale incidente: ad esempio i fari adattativi che seguono il profilo della strada e si adattano alle sue condizioni, seguendo le curve e allargando il loro spettro alle basse velocità o allungandolo se viceversa si schiaccia di più sull'acceleratore, o il sistema di frenata assistita, che in presenza di un ostacolo, qualora il guidatore non prema abbastanza l'acceleratore o non lo tocchi affatto, frena autonomamente la vettura, aumentandone il beccheggio e diminuendo la velocità d'impatto.

ISTRUIRE ED EDUCARE I GUIDATORI
In Germania già dal 1977 vengono organizzati corsi di guida sicura, avendo constatato che molte volte le nozioni pratiche e teoriche imparate a scuola guida non sono sufficienti per governare un'auto in una situazione d'emergenza. Tale pratica è stata esportata in Italia nel 1984 e dal 2006 BMW offre a tutti i suoi clienti neopatentati (anche Mini) un corso di guida sicura toccando tutti i principali circuiti italiani, arrivando ad oggi alla quota di 12000 allievi. Inoltre è del 2009 il protocollo d'intesa firmato da BMW Italia firmato con il Ministero dei Trasporti riguardo allo studio e agli effetti dei corsi di guida sicura sulla viabilità.
Altra mossa è educare i bambini fin da piccoli ad avere una mentalità più votata alla sicurezza e alla prudenza su strada: in tal senso lo Junior campus allestito a Segrate, che ricreava in piccolo e a misura di bambino la cittadina milanese per avvicinare i più piccoli alle basilari norme del codice della strada, può considerarsi un buon inizio.

RENDERE PIÙ SICURE LE INFRASTRUTTURE
Un problema, soprattutto per chi va su due ruote sono le buche. Da studiosi della Facoltà di Design del Politecnico di Milano in collaborazione con BMW è venuta un'idea che non può essere considerata una soluzione ma un buon palliativo: colorare lo strato subito sotto l'asfalto di un giallo brillante, in modo da rendere visibili da più lontano e perciò evitabili quelli che a volte sono veri e propri crateri. Resta però il dubbio che qualcuno per evitare le buche possa fare manovre brusche e provocare danni peggiori.
Diverse volte invece gli incidenti avvengono per colpa della pericolosità intrinseca di alcune strade o per delle carenze nella manutenzione. Ad esempio per incroci con scarsa visibilità BMW sta studiando il
Sixth Sensor: in una intersezione a T può capitare che per vedere se sta per passare qualcuno, sia necessario sporgersi leggermente sulla strada, mettendo in pericolo se stessi e gli altri. Con questo dispositivo in fase di studio ha varie componenti: dei sensori posti sull'asfalto assieme a delle telecamere monitorano il flusso dei veicoli; un apposito sistema luminoso invece avvisa quando il passaggio è libero e transitabile in tutta sicurezza. :ciau:





Fonte Omniauto.
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